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SPERA E BASTA

Come Sempre NSS in un bellissimo articolo elenca le azioni con cui la Camera Nazionale della Moda, Italiana,  ha proposto, suggerendo al Governo italiano, di intervenire su una serie di punti che , secondo questa Associazione , aiuterebbero e di molto il settore.  Il titolo è illuminante : “Come CNMI spera di salvare il Made in Italy”. Il verbare Spera, è quell’incalzare che mi fa paura. Lacaniano, si specchia nella sua definibilità.  Mi connette alla  parola, Sfera, che evoca a sua volta molte cose. La Sfera con cui i maghi vedono il futuro. La Sfera delle pillole avvelenate che restano li per strada. La Sfera della morte nera. Il pianeta che tutto attrae e poi sublima. Non voglio soffermarmi sul contenuto della proposta di CNMI . Alla fine, si parla un po’ di cassa, un po’ di sconti, un po’ di pensioni, un po’ di marketing. Il tutto sempre e solo a favore dei soliti noti. È giusto che un organismo oligarchico dominante, distante di media 40 anni dai suoi consumatori ,  faccia la sua partita. Io mi vorrei soffermare sul fatto che in questa proposta non c’è presenza di nessuna richiesta riguardo il processo futuro, di  riorganizzazione e innovazione. Le idee sono rivolte al passato.  Il futuro  è sicuramente sulla trasmissione del savoir faire tra pensionati e nuovi ragazzi? O forse ci servirebbe anche un po’ di tecnologia ?  Forse anche un po’ di AI ? Non c’è nessuna visione sul futuro tecnologico  e sul futuro metodologico, di un settore che è stato barattato in cambio di molto denaro a fondi e famiglie oligarchiche francesi. Non c’è una proposta per limitare l’avvento di catene straniere in Italia. Non c’è risposta e proposta per un fondo di garanzia sui pagamenti anticipati.  Non c’è nulla che possa evitare posizioni dominanti di produttori cinesi senza nessun controllo. Non si parla di salary cap. Non si parla di minaccia generale del big data. Non c’è una proposta per la liberalizzazione dei saldi in Italia. Non c’è risposta ad una maggiore trasparenza non solo delle filiere ma anche dei margini. Non c’è una proposta sulla contabilizzazione delle rimanenze. Non c’è una proposta sulle minacce dell’AI che eliminando decine di lavori , renderà alcuni altri organismi molto più marginanti.  Una mezza proposta di aiutare i piccoli. Ma in realtà nulla  andrà  favore dei piccoli( o meglio si pensa in Italia che i piccoli siano solo dei produttori, così come pensavano gli Agnelli nella cintura torinese 60 anni fa)  se non si agisce strutturalmente. Gli ultimi saranno gli ultimi. Al contrario chi guida il settore e si autoincorona leader, di fatto fonda una corporazione. Prima di andare a Roma , o a Shangai, dovrebbe iniziare al dialogare con i nostri distretti ed i nostri negozi, le nostre scuole. E a capire le dimensioni del dramma. Di una Italia della moda ingolfata, arretrata, spenta impaurita e impoverita.  Lavorando solo a livello mediatico, non ci orientiamo più nel presente, né nel futuro. Tanto che , queste proposte sono solo tachipirine, alcune delle quali, scadute, fuori tempo, fuori dose, e fuori quadro. Diapositive dalla gita, sfocate, incomprensibili e mute. E anche volendole accettare queste proposte ci faranno soccombere contro lo strapotere del capitale straniero. Perche’ in maniera miope pensiamo alla sempre e solo al fare prodotti e non ad un nuovo modello.  Perché non ci rendiamo conto che è solo il 5% del valore del business? Se continua così sarà il settore dei minions e non dei billions.

GRATTA E PERDI

 Nonostante le bravissime e operosissime  aziende, famiglie e schiere di fidati  manager, il modello oggi fa acqua da tutte le parti. In un settore dove i prezzi sono aumentati del 200% in 4 anni solo in pochi guadagnano e tanti perdono. Gli stipendi sono fermi. Le assunzioni sono frizzate. I prepensionamenti sono incombenti. Gli investimenti dimenticati, la tecnologia arretrata.  Al governo e ‘stato proposto una specie di  gratta e vinci, e non certo un business plan. Anzi se accetteranno tutte le proposte ( inclusa quella dell’organismo di tutela delle filiere produttive, i navigator i commercialisti della manifattura, altri moduli in arrivo) sarà un gratta e perdi. Perdi perche’ comunque se chiedi , cassa integrazione, sconti sui prepensionamenti, fringe benefit, coriandoli di marketing,  non fai altro che far trasmettere una situazione di paura. Di incertezza, e soprattutto di una difficolta di leggere la situazione.  Il modello venduto costruito e pianificato ,  big is beautiful sta contaminando il settore. Era un ecosistema, è diventato un enfisema.

STELLANTIFY FASHION

Ogni giorno subiamo le mirabolanti avventure della famiglia Arnault, ogni tanto quelle della famiglia Pinault. Calcio, formula 1, hotel, barche, Gioielli. I vari gazzettini italiani sono attentissimi a girare le informazioni e le veline che vengono da Parigi. Ma i più attenti a rispettare liturgie e regole neo-galliche sono i campioni del lusso italiano. Ma chi è condizionato così tanto dai concorrenti può rappresentare  la cosiddetta  industria della moda italiana?  Come Stellantis post Marchionne, invece di combattere questi oligopolisti, ne diventano il cagnolino ubbidiente. Le grandi aziende italiane, per farsi vedere baldanti e vincenti, prima hanno permesso di fare razzia di tutte le filiere e di tutte le manifatture.  Poi  in nome di una  non meglio identificata sacralità della filiera del made in Italy  hanno permesso di incrementare i prezzi ed i margini di ogni prodotto, soffocando prima produttori, poi manifattori. Per ultimo han dichiarato guerra a clienti e fornitori italiani. Ciliegina ultimo hanno basato i prezzi retail su consumatori che non esistono nel continente. Almeno la Fiat la Panda la ha tenuta. Qui no.

 Alla fine, non tornando i conti, vendite in calo, negozi carissimi, e affitti alle stelle, e magazzini strapieni , pur di fare il budget, hanno scelto di vendere a prezzi assurdi questi  prodotti ( attenzione anche alla detassazione dei campionari, il 70% dei grandi francesi è Carryover senza ricerca)  in paesi come  Russia, Cina, ed Emirati. In pratica, la dove nessuno paga tasse.

Ed ecco il paradosso.Una industria ricca,  che chiede supporto al governo , povero, per esportare i benefici in paesi molto più ricchi. Aggrappati a quelle democrazie che sono opposte alle nostre. Che cosa resta in Italia di questa ricchezza? Come mai non ci ricordiamo che molte aziende che chiedono denaro al paese Italia, hanno sede in Olanda, e sono quotate a Londra a New York, o ad Hong Kong. Altri hanno comodamente fatto entrare la famiglia Arnault in consiglio.  Altri ancora guadagnano tagliando scarpe e giacche  in Romania,  Albania, e assemblando sulla nave di notte. Perche devo chiedere aiuto al mio paese, se al mio paese non lascio nulla? Solo perche ho assunto in maggioranza cittadini italiani, immagino? Ma così come ho dimenticato i consumatori italiani, domani sono certo si dimenticheranno anche dei dipendenti italiani .

Che cosa deve fare il governo ? Agire come lo sceriffo di Nottingham o diventare Robin Hood ? Ma siamo sicuri che un settore si salva solo pensando a cosa produrre ? o ci serve vedere un quadro più grande ? Il potere non è produttivo è solo mediatico e finanziario, e quello oggi non è più qui.

PRESEPIO du SOLEIL

Ascoltando le grandi conventions degli scribi( novembre mese catartico, dove le sessioni riempiranno i calendari) , tutto sembra tranne che il lusso abbia bisogno di sostegni economici. In realtà il sintomo che esce da queste proposte , che passano ricorrenti duranti le leggi finanziarie  , è quello di  una classe dirigente del settore che è spiazzata. Negli ultimi anni dopo una crescita vertiginosa dovuta all’iniezione post covid, chi ha seguito alla lettera tutte le indicazioni di Bain, non ha più molta cassa. Eppure, nel 24, nel 25, e secondo me anche nel 26, non ci saranno soldi. Anzi tra un po’ se ne dovranno rimettere dentro  e anche tanti . Oppure licenziare un po’ di persone e vendere e chiudere un po’ di negozi. Oppure mettersi insieme, oppure vendere una parte a qualcuno, possibilmente francese.

La moda italiana oggi ha bisogno di tanti soldi per lavorare. Troppi parecchi soldi. È una macchina difficile da guidare, con motori che consumano, e con troppe persone a bordo. Ma non ha né bussola, né GPS.  Le banche si stanno ritirando. I fondi stanno liquidando. Come fa una impresa media italiana a competere con chi ha un fatturato di 80 milioni al giorno ?  Nessuna delle profezie di BOF si è avverata. Tutto il flusso di cassa è tenuto in piedi dai grandi nemici giurati dei padri del lusso :lo stock, il parallelo, il geo pricing, le produzioni speciali, i carry over, le licenze di occhiali e profumi, il made in china, i piccoli marchi, i retailers sani, i villaggi outlet ( tra l’altro alcuni investiti da LV), le affiliazioni, i marketplaces. Dopo la crescita arriva il fango del calo, ecco perche nelle proposte fatte al governo si specchiano i problemi enormi , e non si tocca per niente nessuno di questi argomenti :

1)        Aumento dei prezzi ;

2)        Concorrenza sul lavoro tra generazioni ;

3)        Calo delle retribuzioni ;

4)        Gentrificazione delle organizzazioni;

5)        Fine delle intermediazioni ;

6)        De italianizzazione della parte finanziaria e digitale

7)        Incapacità di attrazione di nuovi talenti

8)        Scarsa propensione al sacrificio, ampia propensione al beneficio( incredibile che tra le priorità del settore ci siano i fringe benefits)

9)        Abuso dello stage e del contratto determinato, precariato imperante

10)  Esistono regole al conflitto di canale? Oggi il prezzo è alto perche lo sconto vende.

Perche il settore va male ? La domanda giusta non viene mai  posta, e quindi le conseguenti risposte e proposte sono fuorvianti. Le proposte sul tavolo non sono per salvare il settore, ma per rallentare il calo. Per comunicare. Per far parlare il capitale e levare ogni forma di seduzione. La moda vuole parlare, anche dicendo sciocchezze. Il silenzio sarebbe il grado zero della produzione. E nell’era post lusso industriale, il grado zero della comunicazione. E quindi la moda egemonica dei grandi brands non è una politica, né una strategia, è un disegno imitativo di comunicazione.  È l’imitazione della Francia. È sub liminalmente c’è chi ci crede.

E si cerca di gestire la moda come l’Opec, con un cartello. Ma questa non è la Francia , perche nella Francia ci sono due gruppi egemonici, che fanno affari con Cina, Marocco, Spagna, Giappone e India, sostenuto a 360° gradi da un governo abituato a vendere le savoir vivre.  Mentre noi volendoli come sempre imitare non abbiamo un oligopiolio, abbiamo un presepio. Dove ci sono 11 12 figure che si prestano ad una rappresentazione. Il presepio elegante. Il presepio du Soleil.

Non avendo nessuna benzina di business( la Cina è in riserva) ,  né idee organizzative, le statue del presepio  ( in attesa di una nuova cometa) vanno incontro alle frustrazioni con fare incerto. Come i personaggi di Pirandello cercano uno stage, un orizzonte. Panel, convegni, premi, classifiche,  ma non si parla chiaramente del fatto che avendo abbandonato consumo e consumatori italiani, le spese in Cina e in America sono così grandi , che le dobbiamo ripianare su licenziamenti italiani e su riduzione di investimenti su persone e progetti. Errare è umano. Ma chi guida o chi pretende di guidare,  dovrebbe fare mea culpa, ed iniziare sul serio a scrivere un piano.

ASAP POCHI

Un piano potrà  aver successo solo se è orientato al cambiamento, quelli destinati alla restaurazione meno. Dove non vige democrazia, ma lobbismo, emerge solo necessità di tenere lo status quo. Solo per pochi. Ora attenzione, è normale che la associazione dei grandi industriali faccia e proponga le sue idee. Io non le contesto. Le critico ( come individuo) e critico che queste siano i soli punti di vista che un governo ascolti. Io contesto il  governo(in particolare questo , miope, classista e demagogico) , che dopo la cecità sull’auto( non basta ora accanirsi su Elkann) sta ripetendo la stessa cosa nella moda. Il disastro tra elettrico e termico è lo stesso che stiamo ripetendo tra moda e lusso. L’Italia non è lusso. E  l’Italia è potenza della moda non perche produce. Ma perche gli italiani pensano. E pensando  investono, creano e consumano in una maniera diversa . Ma senza ne pensare, ne investire ne consumare, stiamo consegnando con o senza marketing e carpets vari, ( assurdo che il carpet italiano venga presentato in lingua inglese) a stranieri. Bruciandoci ogni possibilità di rimanere in pista. Perche ci disegniamo addosso solo la parola fare e mai la parola pensare. E purtroppo in certi posti c’è poca gente che vuole pensare di modificare l’assetto attuale. Dobbiamo cercarne di altri. Servono teste .

Gli utili di un trimestre delle big tech americani valgono gli utili di trent’anni del nostro settore così importante. Significherà qualche cosa ‘ . Gli utili di Zara hanno triplato quelli di Kering. Le auto cinesi stanno per spazzare via la Germania. L’Atalanta vince a Liverpool 3 a 0.  Pensate che in queste condizioni, sia cruciale dare priorità’ a cassa integrazione ed al credito di imposta dei campionari (del 2019)?

In America, con o senza Trump, vola il business trainato dal digitale. Qua pensiamo alla manifattura e a questa aulica scenetta di  pensionati che aiutano i giovani dell’istituto tecnico ( accademia) e poi pensiamo ai fringe benefit e ai quattro spicci che diamo a quadri addormentati sulle scrivanie come figure di Pompei.

Per poi finire, come un dolce di Bottura al marketing. Lo stato ci deve dare i soldi del marketing. Forse la cosa più simile al budget del comune della pro loco.  Sembra strano mettere insieme tutte queste idee . Nessuna impatta il cambiamento, non si parla di giovani, non si parla di consumo.  La moda era un gioco, era una seduzione, per molti oggi è un giogo, una equazione. Abbiamo necessita  di una nuova generazione alla guida( possibilmente anche al governo italiano. Visto che giochiamo, ecco cosa avrei suggerito di richiedere alla meloni ( le mie proposte sempre sbagliate e  sempre criticabili ):

1.        SETTIMANA LAVORATIVA DI 6 GIORNI MA CON 2 DETASSATI, aumentare produttivita e velocita di reazione ( chi possiede catene lavorative e aziende in Cina e india e sud America lavora 7/7)

2.        COSTRUIRE UN SISTEMA DI INCENTIVI PER CLIENTI e CONSUMATORI ITALIANI che comprano in Italia( oggi tutti gli stranieri non pagano iva il consumatore italiano la paga a zara) e quindi una loyalty per vendere nel domestico;  

3.         INCENTIVI FISCALI E PATRIMONIALI  A CHI PROMUOVE negozi fisici sul territorio, vendendo promuovendo a clienti italiani sia b2b che b2c

4.        SCUOLA DI FORMAZIONE AZIENDALE CERTIFICATA,  ( no liceo del made Italy) per le aziende( Accademy aziendali del tutto defiscalizzate e incentivate) tutto viene defalcato e detassato ( compreso aggiornamento per over 50, c’è gente ancora che non sa aprire le mail).

5.        DETASSARE E DARE EFFETTO RIVALUTATIVO ALLE SPESE DI SPEDIZIONE E PACKAGING sia sulla parte vendite che sulla parte logistica( esempio, scalare i costi di spedizione e di packaging) ( quanti soldi avrà fatto DHL e FedEx) ;

6.        COSTRUIRE UN ENTE UNICO E INDIPENDENTE NON CHE CONTROLLI LA PRODUZIONE, MA CHE GESTISCA I NUMERI ( I BIG DATA DEL SETTORE) DI PRODUZIONE, VENDITA E DI TRANSAZIONE ,l’osservatorio non puo farlo un terzo , serve un ente CENTRALE e TRASPARENTE che prima di controllare la produzione controlli  e certifichi le nostre dimensioni

7.        METTERE UNA DIMENSIONE DI VALORIZZAZIONE DEL MERCATO SECONDARIO, USATO.(TOKEN ECONOMY) In pratica permettere di vendere e scambiare merce sia ai marchi che hai punti vendita, proprio come le auto .

8.        FAVORIRE LA  FUSIONE NON SOLO BRAND PRODUTTORI, MA LA FUSIONE TRA RETAILER, dando a tutti la possibilità di avere un vantaggio nella rivalutazione dei magazzini e delle numeriche clienti, capitalizzare al doppio il valore del sito di eCommerce come extra equity;

9.        INVESTIRE UN HUB DI FOTO E DI METADATO CENTRALIZZATO, oggi tutti i canali e tutti i vari stake holder spendono una fortuna per avere il prodotto fruibile omnicanale. Questi costi devono essere monetizzati, a breve tutto verra spazzato da ai

10.  SERIARE E NUMERARE TUTTI I PRODOTTI CON UN CODICE UNIVOCO, AL FINE DI ARCHIVIARE E RIVENDERE( QUESTO C’E’ GIA)  . costruire un archivio centralizzato della creazione per le generazioni future e dare un seguito a ogni collezione.

11.  TRASPARENZA NON SOLO SU DIVERSITY E SUSTAINABILITY, MA ANCHE SUI MARGINI E PREZZI MEDI , INIZIALI, RETAIL E WHOLESALE, ognuno prima di dare lezioni dovrebbe far vedere il potenziale della sua marginalita’. E aiutare a comprendere se le dimensioni della compagnia siano solo inflativamente gonfiate. Il rapporto tra fatturato e dipendenti nei prossimi anni sara’ cruciale. Italiani tutti operai. Uffici e decisioni altrove .

 Sono tutte cose inimmaginabili ( oggi ), ma un giorno sarebbero utili alla maggioranza del sistema.  In un mondo dove vediamo ogni giorno la guerra dei droni. Noi siamo rimasti ad un duello. Con le forchette e fionde contro i droni.  L’impero produttivista francese, ci ha portato a seguire questa guerra e stiamo facendo di tutto per perderla. Loro ricchi di mezzi di produzione e di comunicazione( il media è il prodotto). Noi con insufficiente valorizzazione e difesa del patrimonio produttivo( umano e tecnologico). Ormai a volte solo il 5% del valore del prodotto è in mano a chi lo fa. In queste condizioni il made in Italy in dieci anni non ci sarà più.  Come l’alluvione di Valencia verremo travolti, da una montagna di dati e di comunicazioni che abbiamo fornito e ricevuto proni. In qualche consesso. Una moda chiusa a Palazzo, che non legge il ribollire delle strade. Continuando così ì  costringerà a svendere le nostre ex filiere. Ma almeno avremo il fringe. Un po’ meno il benefit.

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