Talmente inclusivi ed aperti , da non chiudersi mai. Nella carriera della moda e del digitale, non c’è mai fine. Tutto può durare in eterno. Se entri nel Politically Connect , non esci più.Un po’ di Ibiza, un po’ di Met Gala, un po’ Club dei Miliardari di Paperopoli, un po’ di Grey Carpet, Un po’ di sostenibilità . Nello shogunato francese che oggi e’ l’Italia arriva l’ultima fase del conflitto. Ma questo non basta più. Il network o il net-Worth diventa il niet work. Schiavi di congressi, riunioni, summit, roundatble, forum, townhall, tutto diviene parlato, poco è pensato. La gentrificazione della decisione, il relativismo dei pareri, la paludosità dell’informazione, rende tutto opaco. La zoomizzazione della strategia è fallita, si avverte la necessita di una squadra , ma non ci sono più capitani, in panchina si prepara gente con pancere di lana. Abbiamo giovani magazzinieri, massaggiatori, coaches, social media, abbiamo tutto ma non gente che voglia scendere in campo per una battaglia e per essere energicamente pronti a cambiare le cose. nell’attesa della ferale zoom, meglio partire, che qui tra un po’ si ghiaccia tutto. il post lusso e’ arrivato…
COLLEZIONE ESTATE AUTUNNO
Le cose non vanno bene, ma ci hanno detto che nel 26 vedremo la crescita. Certo dopo che si sarà calati del 50- 60% è normale vedere la crescita. Ma nel contempo oggi si taglia. E si elimina il cosiddetto superfluo. Le aziende hanno iniziato a licenziare, ma l’attenzione è da altre parti, tutta proiettata nel non far vedere il malessere. Nel godere dell’ultimo sprazzo di benessere, sfilate a Shangai, precollezioni a Como, negozi a Dubai, vernissages ad Al- Khobar, nuove aperture a Riyad. Come un fine settimana di ottobre a Tangeri, ci godiamo il sole senza levarci il cappotto e con le mutande di lana. Al momento consapevoli che a febbraio lo scenario sarà diverso e che una nuova alba sorgerà nel 25. In questo tramonto infinito , pur di salvare le vite di rendite a vecchi papaveri e nuovi cortigiani, si apre la porta della ultima crisi, quella delle idee. Serve un lavoro infinito , ma soprattutto serve una giovane leva che pensi e voglia abbattere il fortino delle banalità del lusso, di per sé già perforato dalla ottusità di coloro che con non aggiornati fogli Excel, lo hanno trasformato in un ministero della giustizia guidato dai figli( a volte illegittimi) dei dittatori. Nel mentre scompare una generazione di marchi , siti e negozi. Ma noi ascoltiamo e in silenzio ci angosciamo senza capire che già si dipende al 70% da mercati lontani e molto poco stabili come Cina, Russia e Usa.
MODASTAN
Il lusso è una repubblica oramai semi caucasica, come il Turkmenistan, da 20 anni comandano in pochi. Forse sempre gli stessi, e dove comandano le famiglie c’è nepotismo. Un modello di influenze che non fa altro che indebolire gli italiani e la italianità. Nel post lusso non puo rimanere questa gestione . Il nepotismo è tutto il contrario della inclusività e della diversità. In un mondo all’incontrario, cantanti e direttori di Vogue fanno gli stilisti. Giornalisti fanno i p.r. e i cronisti fanno i librettisti. Mentre molti scafisti del HR trasportano esuberi da una parte all’altra in silenzio.
Non che non si debba, sostener la famiglia, ma non si riesce più a vedere che non c’è ricambio, e che tra un po’ qualcuno dovrà scegliere tra i vecchi panzoni 60 anni ( come me) e le nuove acerbe leve. In mezzo un mare di ex talent, già esodati dalla crisi. Restano tutti a lavorare si , ma hanno tristi giornate. Ma questi ragazzi , non queste risorse, sono ancora all’altezza? Certo ma meglio non aprire la scatola. come i divani delle zie, restano foderati di plastilina, non li sgualciamo . Invece bisogna dar loro spazio. Lasciando a loro la scelta del nuovo modo di organizzare. Se invece scegliamo bellissime barbies e bellissimi ken, che, come veline, si accomodano nell’organizzazione pensata dagli ottantenni allora abbiamo un problema.
Si parla di nuovi modelli, il “New Rules”. Ma questo dissenso , che oggi va molto di moda, non è quello vero, è una specie di controriforma, che vuole solo cambiare le facce. La cura è la stessa
a) Difendere il monopolio
b) Bloccare la forza dell’Italia lasciandola in mano a gente del passato
c) Eliminare Retail Naturale, dando spazio a catene
d) Dare spazio a guide prefabbricate, favorendo i fondi
e) Difesa dell’estremismo finanziario, lasciando il settore senza cassa
f) Prendere un vantaggio forte con tecnologia logistica ed ai, lasciando gente a casa
g) Estremizzare la concorrenza tra post lusso e fast fashion, i margini solo a pochi
In questo sistema, l’Italia rischia di essere rappresentata come il vassallo del Modastan, una specie di magazziniere chic, che con la sua intelligenza artigianale , va con la sua Panda a portare i pacchi per i francesi, contento ed inconsapevole che tra poco la fine di Stellantis sarà da invidiare. Nel Modastan italianita’ e’ artigianita’ . Nel mondo della forzata artigianalita’ c’e’ solo asservimento e stipendi bassi.
EMILY IN MALOX
La sottomissione dei leader italiani fa si che a noi resti il 25% ( max ) del margine industriale e a pochi gruppi il 90% del margine retail. Una così impari concorrenza che deve far riflettere i nostri giovani. Capisco il sogno di tutti , di avere un lavoro figo, in un’azienda figa, con un bello stipendio e zero sbatti. Ma la moda non è “Emily in Paris”. Piuttosto puo essere “Emily in Malox”. Oppure “Emily in Panic”. Ma non è così bello come tutti a partire da Bof e Conde’ Nast provano a farci vedere. Non possiamo organizzare solo convegni e palcoscenici. La partita deve essere ricondotta sul campo. Siccome si vende poco, niente, in questi 4 mesi c’è il rischio che scompaiano i margini. La guerra dei margini è la prima battaglia che dobbiamo far percepire ai giovani. If you want to win, “follow the money”. Nel digital il Denaro non c’e’ piu’. Nei fondi della moda( vedi molti casi che non cito) ce ne è poco, e i fondi più grandi sono anche un po’ morganaticamente imparentati con grandi aziende. Le grandi famiglie hanno le nuove leve spuntate. Ecco che dopo la passata dei Ceo taumaturgici, c’è spazio per la leva dall’ 84 in giu. E non possiamo educare giovani leve solo castrando il settore. Devono entrare.
I nuovi , non li voglio chiamare leader, perche’ ho visto che porta un po’ di menagramo, né tanto meno talent, che mi fa un po’ cantante mascherato. I nuovi registi italiani , la nouvelle vague, c’è ed è anche bella pronta.
La maggior parte di loro non sono ancora predestinati, perche’ siamo ancora nella fase finale del regime pro- francesi, e del regime dei consulenti/splendenti Ma tra un po’ scenderanno in campo ,nel mentre si possono preparare su 10 cose
1. Smettere lo smart working e abituarsi a gestire e parlare, evitare lavori televisivi;
2. Andare a chiedere e a comprendere le cose che non capiscono
a. Digitale
b. Logistica
c. Patrimoniale
d. Geografia
3. Smettere di fare lavori di gruppo, prediligere la solitudine e la forza di difenderla ;
4. Cercare posizioni in aziende complicate, con difficoltà e non vivere come eunuchi dell’harem dei talent, scegliere sofferenza e difficolta;
5. Investire quanto possibile nella formazione verso la AI, ma non nelle sciocchezze e nelle mail, ma per comprendere con dovizia come funzionano e come si generano nuovi modi di prendere le decisioni;
6. Andare nei negozi, parlare con i team vendita, visitare i magazzini, capire come sono gestiti i canali diretti nei momenti di crisi ;
7. Essere capaci di interfacciarsi con più generazioni e saper dosare e veicolare pensieri e decisioni in maniera comprensibile e autorevole ;
8. Conoscere bene la concorrenza, non sulle pagine di Vogue runaway o di Instagram ma andando a vedere negozi, showroom, outlet, costruirsi una percezione individuale, diventare impermeabili alla informazione prezzolata dei social e della terribile stampa di sistema ;
9. Iniziare seriamente ad essere capaci di voler guidare un team non perche’ è fico ma perche’ è una cosa responsabile, far crescere le persone farle diventare migliori di sé, questo era il lascito di chi( forse casualmente )aveva portato l’Italia al vertice ( vedere Giorgio Armani a 90 anni)
10. Coltivare la schiena dritta, il dissenso , la non volontà di eseguire, non certo sfidando , ma cercando di essere capaci di mostrare che si è pensanti ;
ART ATTACK ECONOMY
È meglio un giorno da leone o 100 anni da pecora ? oppure meglio 100 anni da leone o un giorno da pecora ? il giorno della pecora è qui. Tutti. A pascolare nelle zoom, o nei summit. Nessuno che si alzi con grinta. Quanto sarebbe bello vedere la stessa energia la mattina al lavoro e non solo quando si fanno le mitiche feste aziendali( oramai, diciamolo, troppe e soprattutto troppo autocelebrative). L’energia non è una attitudine estetica. L’energia è come il vento di Tolstoij , non viene dalle cose vicine. Viene da talmente lontano che ti solleva. E sollevato vedi tutto piu’ chiaro, lucido, facile da eseguire. In un momento così grigio di calo di energia, mentre tutti ci dicono che sta cambiando la generazione dei consumatori, nessuno pensa che deve cambiare la generazione dei pensatori. Vedo ogni giorno ragazze e ragazzi, giovani donne, e giovani uomini avere l’intuito della decisione e del cambiamento. Ma poi si arrendono fanno i conti con la macchina della burocrazia, che dopo il covid ha preso la guida. Ora che le nebbie della consulenza un po’ felliniana, si diradano, serve una mentalità che abbia il coraggio di levare le regole, nuove o vecchie che siano , ma che mettano energia e tanta, tanta voglia di fare , soprattutto domande . Domande che oggi sono più necessarie delle risposte da Art Attack che vediamo in ogni mail .
L’INFINITO GIORNO DELLA MARMOTTA
Gli ambienti in ufficio sono tossici. Bisogna aprire finestre. Le finestre non sono i viaggi premio o appunto le trasferte. L’antidoto è solo quello di mettere energia e di accendere una nuova operosità’. Meno parlata , meno scritta , più esemplificata.
Dare ad esempio più mobilità agli uffici ed ai ruoli , ruotare le competenze, permettere al team di partecipare più attivamente alle decisioni. Lavorare insieme per capire come aumentare la produttività . Stare più ore in ufficio e costruire modelli nuovi più veloci di decisione. Ridurre le riunioni di performances, aumentare le riunioni di soluzioni.
Diamo alle squadre e diamoci tutti una veste per essere veloci e incisivi :
– PENSARE PARLANDO , spiegare convincendo ( una buona idea è in una pagina ed in una riunione di 10 minuti) , non scrivendo 30 pagine
– COSTRUIRE UN MODELLO DI INCLUSIVITA NON PIRAMIDALE( evitare le riunioni oceaniche e quelle di ossequio, i capi non dovrebbero stare li a bacchettare ma solo li ad incoraggiare e correggere)
– STOP THE DISNEY EFFECT – troppi ruoli in azienda sono lontani dai risultati e dai numeri, e molti altri ci sono dentro fino al collo. Non tutte le aziende possono funzionare come Pippo e Topolino( da un lato un tipo un po’ suonato ed istintivo, dall’altro un QI 200) . Certo serve la collisione, ma qua di fronte alla crisi ci sono almeno il 70% dei colleghi che non sa neanche perche’ andiamo male. Da Ynap c’è p’80 % della gente che non capisce cosa e perché’ e’ successo. La tentazione di continuare il giorno della marmotta e’ forte
– GOLLUM IDENTITY , dopo il covid, e lo smart, troppi colleghi anche giovani sono rimasti a casa e sono diventati dei GOLLUM. Affascinati dal tesoro del loro pigiama e dal mondo delle false libertà di lavorare sul divano. Si è perso il collegamento tra pensiero, parole e azione. Please rewind, meno viaggi e meno imboscamenti, rimboccarsi le maniche;
– ELIMINARE EFFETTO SARNI – se entri in un autogrill Sarni, sei come in un’azienda di moda. Vedi tutto quello che si puo fare, ma non quello che vuoi mangiare. Esci con un tarallo . Portare soluzioni nuove non serve essere due geni serve avere le palle per cambiare le cose. Inutile continuare a cambiare prodotti e marketing e avere lo stesso metodo.
NUOVO MIRACOLO IRANIANO
Solo un miracolo, si. Il miracolo del cambiamento. Solo un miracolo potrà salvare dalle vecchie gerarchie degli ayatollah della moda posticcia. Nuove generazioni( io ne ho già viste aziende in mano a nuove leve). Nuove tecnologie, nuovi calendari, nuove filosofie. Non sono Marinetti che crede nel futurismo. Penso solamente che sia “agghiacciande” che imprenditori di 70 anni parlino di GEN Z. Che tra chi guida una compagnia e chi consuma ci siano 50 anni, e 12.000 km. Si lamentano tutti del parallelo, nessuno in grado di vendere agli europei, lasciata in mano a catene fast, Temu e turisti. Vediamo alle crisi attuali di Gucci Vuitton e compagnia. Sono crisi di idee . Crisi di eccesso di scalabilità . Troppi negozi, troppi prodotti. Tanta roba uguale, con lo stesso prezzo, e senza nessuna ironia ( i francesi… ) e senza nessuna attenzione al consumatore reale . Solo una montagna di pubblicità e di velocità, e poca individualità. La tirannia dell’uguale. Nulla che resta. Nulla che ti faccia sentire felice come quei pranzi della nonna, o quelle merende ai campetti. Tutto è rigorosamente prevedibile. Ecco perche’ chi si sente Italiano ( argomento questo un po’ superato perche molti se ne vergognano), in questo mondo in questo tempo, può dare molto.
Energia, collaborazione, spirito di avventura, accettazione dell’errore, cultura media ampiamente più elevata. Grande grado di inclusività, voglia di recuperare sul genere.
I nuovi registi non sono più attori non protagonisti. Sono quelle e quelli che dicono adesso basta ai sistemi di senior manager funzionari pasdaran avvizziti. Alle lezioni di hr barbute e talebanamente ottuse. Alle stranezze di famiglie con modi da dittatori caraibici . Alle classifiche e gerarchie scritte su pietre ormai sbiadite dal sole e dalla polvere dei rituali annoianti e inutili. Meglio un giorno da licenziato che cento anni da sgabello bello. Altrimenti avremo il nuovo miracolo Iraniano. Cioe’ quello dell’oscurita’ del finto uguale.