Vedendo il caso del ministro Sangiuliano e della Boccia, mi viene sempre più in mente la pecoreccia situazione del digitale nel mondo del lusso. Una serie di assistenti e consulenti , influenti, maneggioni delle società di consulenza, che propinano e supplicano contratti ai CIO. I Chief Ignorance Officer. Uomini di fiducia dell’apparato, che sono sostenuti in maniera suicida da parte del CEO e così il digitale sta mostrando il vero volto. La trasformazione è attualmente ferma in stazione in attesa di autorizzazione. Sono un surgelato servito in busta . Affidata ad una gestione raffazzonata e scollacciata. Situazione, degna di B movies anno 70. La funzione più importante ora viene subito castrata e demonizzata. Tutto scritto nelle carte dei poveri addetti digitali (Chief Digital) che sono tenuti sotto scacco da ineffabili progetti, costruiti e mai realizzati da mandarini invisibili. E così si uccide in Italia l’ultima possibilità di resistenza e presenza commerciale nel settore. Come lo vogliamo vedere questo processo di modernizzazione ? come una vera trasformazione, culturale, o come una puntata del Bagaglino. Abbiamo chiamato, Deloitte, Accenture, PWC … Breve storia triste, nessuno ha mai capito cosa fossero, cosa facessero. Ogni problema, un nuovo consulente. La maggior parte di loro, senza una singola esperienza. Più il deck era lungo più dovevi pagare, più hai pagato meno funziona. Meno funziona più si allungano i tempi. .Siamo sicuri che bloccare investimenti in tech, e/o solo demonizzarli sia la cosa giusta ? la realtà è solo una , la trasformazione era solo nei PowerPoint. Una volta pianificata a terra è’ diventata utopia alcuni features , distopia. Premiamo solo gente preparata e non scegliamo piazzisti.
TRANSFORMATION ISLAND
Bloccata dai vari satrapi dell’ IT e dalle società di consulenza che hanno venduto Twingo al posto di Ferrari. Tra pim,dam, crm, cms, oms, e altre sigle, oramai possiamo dire che chi e ‘stato sacrificato è il Digital Officer. Oramai una specie da wwf. Nessuno li ascolta, li solo per prendere colpe.
E intanto il circo va avanti, anche se non abbiamo finito niente, è già partita la nuova serie, le GEN AI. E così come Cristo sul monte Tabor, la digitalizzazione, si trasforma e trasfigurando, fa veder e il suo volto, quello di treno in corsa che non si ferma più, e non sa dove andare. Troppo lungo e pesante per frenare, troppo pieno di imbucati per sanzionare. Propongo una sanatoria di bilancio per tutti nel mondo moda.
Potete dedurre gli investimenti nel digitale fatti negli ultimi 5 anni, perche’ tanto non serviti a molto. Ma su tutto un chiarimento perche’ vendere cose dannose ed inutili coprendo i clienti di menzogne ? Perche’ non cambiamo le organizzazioni, e lasciamo il ruolo a chi veramente ne capisce ? serve una importante separazione della carriera. Oppure come Boccia e Sangiuliano, I CIO ricattano i CEO con migrazioni degne di quelle transoceaniche?
FACCIO L’ACCENTO SVEDESE?
Così oggi oramai si organizzano le zoom. Gente che si rimette al lavoro stancamente, e sa che molte cose non prenderanno vita. Siti, middleware, Oms, tutto è dentro una nebbia medioevale.
Tanti PM, tanti fornitori, tante roadmap. Lo schema Ponzi del digitale mette paura. Chi è responsabile di questa situazione? Semplice il management delle aziende di moda che ha scelto di fidarsi delle big 4 ( forse si chiamano così perche’ ogni progetto minimo costa 400 k) e che si ritrova come quello che al ristorante ha ricevuto il conto inatteso.
Una sensazione simile a quella di quanto rovini la macchina a tuo padre a 18 anni. Vedi la tua fine imminente, ma oramai e tardi e vai lo stesso in discoteca. Annebbiato e ubriacato.
Sfuggi sei vago, fai finta di niente. Se te la vedi male ci metti un po’ di UX e UI, e poi, il toccasana di tutto. La nuova indulgenza plenaria, il Quadrante di Gartner. Io pensavo fosse un film. Indiana Jones e il Quadrante Maledetto. Oppure viaggio al centro del Quadrante. Noi umani e mezzi scemi, completamente in preda all’ipnosi del mal di tech.
Arranchiamo tra un bancone e l’altro della sagra del PowerPoint per poi definitivamente accasciarci al tragico step del go live.
TROPP SELLING
Metterei una legge. Anche regionale, forse provinciale. Meglio se comunale. Per fermare la sagra rionale dell’overselling. Chi ha venduto un prodotto tech ad una compagnia di moda deve pubblicare formalmente a fine anno il prezzo del prodotto. Non ho mai visto un unico prezzo fisso nel settore. Incontrare chi vende, significa parlare con il mago Otelma. Visioni e condizioni. Condizioni e riduzioni.
Tutto si vende, tutto si firma, e poi. si vedrà. Anzi ti do lo sconto già adesso su quello che prenderai domani. Ovviamente poco importa se non riuscirai mai ad utilizzarlo. Alla fine… sempre lo sconto hai .E così mentre gli utenti smadonnano, qualcuno va al budget meeting e ottiene i dobloni, ma le cose non escono. Tu stai li con la cerca vert, e loro vanno alla convention dell’OMS. Nella confusione tra cross e up selling, vediamo moltissime zone di vuoto. Oserei dire no flight zone aziendali.
Dove , magari il tech servirebbe, no non la guardiamo. Dove potremo fixarla, non costa troppo poco. Dove la propone l’agenzia sotto casa, no non sono forti. Non hai il benchmark. Non puoi entrare. Qua solo cose care. Si una frittata ma;con il tartufo er l’aragosta. Chissà se chi decide , farebbe con la sua tasca queste scelte? E così negli ultimi 2 anni, anche tre, sempre meno spese, e sempre più progetti. Sempre meno installazione, e sempre più trasfigurazioni. Un enorme 110% bloccato, e CIO ridotti a uffici tecnici del comune di Castellabate, timbri, riunioni ingorghi… Piattaforme monche e tools inutilizzati. Credo almeno il 50% di quelli a regime. Ma chi controlla queste cose in azienda? Le roadmap sono lunghe , e il flusso infinito, esiste un traduttore ed un certificatore per le incompiute ?
DA CHIEF DIGITAL A CHEF DIGIMAL ANZI CHIEF MINIMAL
Sono stato un grande amico dei CIO. In loro vedo sempre i miei amici del primo banco al collegio. Mi hanno sempre sostenuto anche quando non avevo il grado di esperto( non lo ho ancora). Spesso perché li invitavo in show room. Per comprendere. All’epoca erano “responsabili del centro meccano-grafico” .
Mai avrei pensato che nelle nuove job sarebbero assurti così in alto. La loro ascensione, facilitata dai CFO, ha gettato nella polvere i poveri Digital Director, i fighissimi “Chief digital” il titolo che ho sempre sognato. Secondo solo a quelli dei “Village people”, sorry, “Chief of people” ( in comune hanno le maschere) .
I ragazzi del digital sono diventati come i laici che insegnano al catechismo. Non sono ascoltati come il prete. Sono laici. Gli manca l’uniforme ma hanno la croce. Addosso. Visti come monatti, appena si interfacciano con IT e CIO vengono messi in sicurezza da una quindicina di supercazzole.
Provano a trovare aiuto da quelli del marketing, e anche quelli arrivano, perche gli hanno appena spacciato 3 chili di UX e UI. Schiacciati da questi deck intricati come sudoku scritti in aramaico , si arrendono . E si mettono il cuore in pace. Continueranno la infinita migrazione. E come albatros andranno a nidificare da un’altra parte dell’emisfero. La lotta per le risorse su al quinto piano è difficile. Il digital finisce il sotto. Come un vecchio gameboy da qualche parte, magari dove sono riconosciuti solo per la loro inossidabile fede nel traffico ( non di sostanze ma di clienti.).
Il digital, che era un giovane che sapeva di tech e di commerciale, così , viene relegato nelle mega stanze dei burocrati. In balia di inconteggiabili situazioni di overlapping tra wholesale e retail digitale. Incapaci di spiegare all’IT del perche’ loro fossero, erano e siano fondamentali per la trasformazione, rischiano di diventare i cagnolini dei commerciali. Belli da vedere, docili. Mai considerati al momento della cena. Sempre cazziati se non c’è il budget. Non più digital, ma digimal , anzi minimal director, perche’ a loro vengono delegate solo rogne … le colpe sono tutte tue. Il budget è mio.
Mille cose da fare, niente che funziona, la promo da lanciare i prezzi da fare. E zacchete, eccoti la presentazione di 300 pagine. Ti fai delle domande. Non riesci più a dare risposte. Inizi ad avere una consapevolezza.
Se sono un digital director se sul mio tavolo c’è tutto tranne la cosa che vorrei e che devo fare. Tutto è lungo tutto, tutto è trasfigurato. Tu stesso sei una persona con due aspetti. Uno compiuto uno incompiuto. Ma anche con due palle così piene. Che rischi di prendere il volo al primo vento. Un specie di Penelope che non risce mai a finire la tela. E alla fine ci dorme sopra.
APRITE QUELLA PORTA
Serve agire, tutte le battute che ho fatto, sono certo, sono vere. Schiacciati tra professori pazzi, venditori cronici e markettari troppo prolissi ; i digital manager devono essere protetti.
Servono zone protette. E serve un codice organizzativo. Bisogna blindarli, il digitale non è una dependence della tech, è una region. Chi le guida deve avere il suo team, al di sopra i CIO e sopra i Commerciali alla Pompeiana.
Erano l’elites del rinnovamento, i cocchi del ceo, sono solo ombre nel ricevimento. Come tamagotchi scarichi sono lasciati li. Dimenticati, incompresi e detestati. Non hanno portato crescite, ma solo cali. Sopraffatti dai commerciali con i bignami del nuovo, angosciati da stilisti che vogliono features un po’ vaghe. Sono li pronti a dire basta. Vogliono sedersi, nascondersi.
Invece no non chiudetevi nella stanza, aprite la porta, spalancate la finestra, levate la polvere, strappate la presentazione dei consulenti and friends. Slacciate la camicia, ed andate a prendere il vostro posto. Se una compagnia di moda, o del lusso, ma anche la piccola azienda vuole uscire dal guado, puo solo risorgere grazie a chi comprende il nuovo glossario e del nuovo consumo come voi. Con il quadrante di Gartner non si combina nulla. Con una quadrata organizzazione e responsabilizzazione si può molto.
Non possiamo lasciare il digitale, nella sua rinascita, ancora in mano a mestolatori di pentoloni tech ( transiction o transfiction?) e a profeti e divulgatori con la brochure digital marketing compulsivo, simili a testimoni di Geova dopati? Scegliamo donne e uomini capaci di essere ligi al processo, ma non schiavi del processo. Capaci di leggere i mercati e di difendersi dai mercanti.
G.B Shaw, mi sembra, diceva, “ non sa nulla e pensa di sapere tutto. Ciò indica una forte propensione alla politica”. Il digitale da tempo è diventato politica. Uno slogan, ed una catena. Ma non catena che ti lega. Una catena che ti soffoca. L’asfissia di mercato e mercanti. Tutti sanno nessuno mette in pratica. L’arbitro non e’ mai sceso in campo. Le regole cambiano ogni 10 minuti.
RIFORMA POLIFEMIANA
Guidare il digitale. Oggi è come arrivare in una stazione vuota. O arrivi nel cuore della notte in ritardo, o arrivi la mattina come primo treno. In ogni caso sai che questo vuoto ti penetra. Di notte, in ritardo hai paura. DI giorno per primo , tutto è fermo, resti con una brioche surgelata in mano . Il digitale non è sincronizzato. E se non si cambiasse si dovrebbe attivare un piano di emergenza.
Che possa far comprendere a tutti che se non allinei il retail prima, i marketplace dopo, e i magazzini , all’unisono, con i calendari del digitale e con la progettazione del digitale, non ci sarà né tech, né marketing che tenga. Blocchiamo quindi la compulsivita’ all’agire scollegato e diamo spazio a chi dopo tanti anni di sacrificio ha le competenze per guidare e gestire investimenti rilevanti. Usciamo da questa soap opera e facciamo dimettere i Chief Ignorance People.
Che fino oggi hanno piu’ qualita’ per gestire un condominio che non una trasformazione digitale. Il set up e’ semplice, oggi a guidare e’ un Polifemo con un occhio e anche un po’ fiacco. Diamo la forza a chi ha piu visione e meno legami con la giganticita’ rallentata del suo titanico budget, che per la meta’ e’ in mano a terze parti e pilotato verso una dimensione di rallentamento. Se vogliamo far crescere il digitale scegliamo compagnie snelle, e responsabili e capi digitali liberi e liberati.